Pubblicato il 29 ottobre, 2018
Tremo, il cuore mi batte all’impazzata e mi sembra di morire da un momento all’altro. Ho paura. L’aria non mi basta, mi sembra di soffocare. Mi arriva tutto all’improvviso, mi travolge e non capisco. E’ come se qualcosa si fosse infiltrato dentro di me e non ho più il controllo del corpo, divento impotente. Forse sto impazzendo? Cosa succede? Mi paralizzo.
Se non lo hai vissuto non puoi capire.
Se leggendo riconosci queste parole probabilmente hai conosciuto gli ATTACCHI DI PANICO. Forse gli hai vissuti in prima persona o conosci qualcuno che ne soffre.
QUALI SONO I SINTOMI?
Gli Attacchi di Panico (AP) coinvolgono sia un livello psichico che fisico e non tutti manifestano gli stessi sintomi.
A livello psichico:
- forte ansia
- paura di morire
- paura di impazzire
- sensazione di irrealtà
- sensazione non avere più il corpo
- sensazione di non essere più se stessi
A livello fisico:
- palpitazioni/tachicardia
- sudorazione
- tremori
- sensazione di soffocamento
- dolore o fastidio al petto
- nausea
- sensazioni di vertigini o svenimento
- brividi o vampate di calore
Chi ne soffre impara a conoscere bene la PAURA per le conseguenze di ciò che sta vivendo e per il ripetersi di altri attacchi. Questo apre le porte alla “PAURA DELLA PAURA”, un meccanismo altamente invalidante che porta la persona a vivere all’interno di una gabbia: quella dell’ansia anticipatoria e dell’evitamento di tutte quelle situazioni considerate rischiose, non familiari, in cui potremmo sentirci vulnerabili e non avere il controllo.
Andare a fare la spesa, prendere un mezzo pubblico, guidare, andare a cena fuori, a lavoro, diventano un’impresa titanica.
Alla paura si affianca la VERGOGNA. Vergogna che ti accada davanti a tutti, vergogna di essere preso per pazzo, di non esser capito e spesso, dunque, diventa il nostro segreto.
PERCHÈ PROPRIO A ME?
Chi conosce sulla propria pelle gli attacchi di panico spesso si fa domande sul perché proprio lui si ritrovi a convivere con questo mostro. Inizia a farsi mille domande, ad azzardare collegamenti, a cercarne l’origine. Qual è stato l’evento scatenante?
Per il modo in cui lavoro non me la sento di dire che esiste una sola CAUSA all’origine degli AP. Ogni persona ha la propria identità, la propria personalità, le proprie esperienze, i propri traumi.
In linea generale si può dire però che il panico sia strettamente legato al controllo delle emozioni. Chi soffre di questo disturbo spesso è qualcuno che cerca di tenere a bada le emozioni, prova a controllarle in ogni modo (bada bene, controllare le emozioni è diverso dal saperle gestire!!), le teme.
Le emozioni però sono qualcosa di inevitabile, fanno parte della nostra vita. Possiamo provare a mettere il silenziatore, magari riuscirci e loro se ne stanno lì buone buone, zitte e nascoste.
Questa però non può essere una condizione permanente, perché è impossibile metterle a tacere per sempre.
Pensate a una palla, provate a metterla sotto l’acqua e a lasciarla: lei risale su immediatamente. Se volete che rimanga dov’è dovrete premerla sotto la superficie finché vorrete tenerla lì nascosta, con un dispendio costante di energia. Quando lasciate la presa, la palla sale su rapida, sopra la superficie con un saltello, con una energia che è proporzionale alla forza che vi esercitavate prima.
Ecco, ciò che accade è all’incirca questo. La palla rappresenta le emozioni che vogliamo mettere a tacere, la pressione che esercitiamo per tenere la palla sotto la superficie dell’acqua sono i nostri sforzi per silenziarle. Nel momento in cui diventa impossibile far finta di nulla, queste torneranno a farsi sentire e lo faranno in maniera esplosiva.
DAL PRIMO ATTACCO ALLA RICHIESTA DI AIUTO
Solitamente, la prima risposta di chi sperimenta l’attacco di panico è quella di rivolgersi al pronto soccorso per scongiurare un attacco di cuore, dove si viene rimandati a casa perché il paziente non ha nulla. “Eppure io sono stato davvero male!”.
Gli atteggiamenti più comuni sono due:
Nel primo caso iniziano gli accertamenti finché qualcuno non ci consiglia di rivolgerci a uno psicologo o a uno psichiatra, perché visti gli esiti negativi potrebbe essere ansia.
Nel secondo caso, la persona (magari per la pregressa conoscenza indiretta del disturbo, vuoi per conoscenti che gliene hanno parlato, vuoi studi inerenti al campo, vuoi altri motivi) diviene consapevole che potrebbe trattarsi di panico.
Poco importa qual è la strada che conduce a chiedere aiuto, ciò che ho notato è che ad accomunare chi ne soffre è il senso di smarrimento, la sensazione di perdita di controllo e la paura di impazzire che avvolgono chi si rivolge a me.
Se ti riconosci nelle parole che hai appena letto forse sei già arrivato alla tua consapevolezza o la stai cercando.
Potresti altresì essere alla ricerca di risposte perché a soffrirne non sei tu, ma qualcuno che ti è vicino e vorresti aiutarlo o soltanto provare a capire cosa sta vivendo.
Dalla gabbia della paura si può uscire!
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