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Gli Eventi



In questi giorni mi sono ritrovata a pensare a quanto la mia casa rappresenti per me quel posto tranquillo e sicuro che mi avvolge come un bel maglione caldo d’inverno. La sento proprio così. È come un nido che mi rassicura, mi trasmette serenità e mi coccola.

Uscire da quella porta che rappresenta il confine tra il mio mondo e il mio incontro con il mondo, è più facile da quando ho costruito questo rapporto con la mia casa, perché so che vi farò ritorno. Se ho avuto una giornata difficile, carica, se ho trovato la rabbia, la tristezza, il nervoso, la paura, la stanchezza, lì so che sarà più facile per me elaborare, trasformare, lasciar andare.

 

Poi, d’un tratto mi sono ritrovata a pensare a quelle persone che invece non hanno questa possibilità. Non mi riferisco a chi una casa non ce l’ha, anche, ma in particolare riflettevo su coloro i quali le loro quattro mura ce l’hanno eccome, pesanti, lampanti, gravi. Quelle persone per le quali stare nella propria casa o farvi ritorno rappresenta un peso, stanchezza, rabbia, paura.

 

Uscire da quella porta magari è una boccata d’aria. È il permettersi di allentare un po' le tensioni. È il garantirsi quella parte di sé che può sorridere, che può essere sé stessa, che può fingere di essere qualcun altro per qualche ora. È fuggire da qualcuno o da se stessi. È mettersi al sicuro per un po’.

 

Penso a quelle persone che un rifugio, un posto sicuro non ce l’hanno più o non lo hanno mai avuto.

 

Sono tante queste persone, sono tante le situazioni:

sei tu che hai una relazione difficile con il tuo partner, sei tu che ti senti estraneo nella casa in cui vivi, sei tu che stai allerta continuamente perché temi per te stesso, sei tu che hai un caro malato e la sofferenza è incalcolabile, sei tu che vorresti andartene da lì ma ti senti in gabbia, sei tu che vorresti ritrovarti con l’altro che vive con te ma non sai come fare, sei tu che ti senti sovraccaricato di compiti e responsabilità, sei tu che fai fatica a gestire i tuoi figli, sei tu, tu o tu…

… tu che ormai un nido non lo senti più.

 

Avere un posto sicuro al quale fare ritorno è fondamentale per tutti. Lì ci mettiamo di nuovo in contatto con noi stessi, ci alleggeriamo, ci ricarichiamo, ci riposiamo, elaboriamo le nostre emozioni, creiamo nuove idee, diamo voce alla nostra creatività, troviamo le soluzioni.

Mutare le cose a volte ci può sembrare impossibile, perché si ha troppa paura, perché crediamo di non avere le risorse, perché non si hanno le energie, perché ci vergogniamo, perché la situazione così com’è la conosciamo e cambiare potrebbe essere rischioso.

 

Se le difficoltà sembrano troppo grandi per provare ad affrontarle da sole, puoi chiedere aiuto a qualcuno.

Provare a riappropriarsi del proprio nido, ricostruirlo, ristrutturarlo, è PRENDERSI CURA DI SÉ.

 

L’amore è un piccolo porto in cui rifugiarsi dal mondo.
(Bertrand Russel)


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